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Mammiferi e uccelli perderanno 1/4 loro habitat entro 2100

Per cambiamento climatico e conversione foreste a uso agricolo

ROMA, 6 NOV – Dai mammiferi agli uccelli e gli anfibi, molte specie in tutto il mondo hanno già visto sparire il 18% del loro habitat. Cifra che potrebbe aumentare del 23% nei prossimi 80 anni, a causa dei cambiamenti climatici e le zone che vengono dedicate all’agricoltura per soddisfare la crescente domanda di cibo. Lo indica uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications dall’università di Cambridge. I ricercatori, guidati da Andrea Manica, hanno analizzato i cambiamenti geografici di 16.919 specie dal 1700 a oggi, per poter fare previsioni sui cambiamenti possibili fino al 2100, sotto 16 diversi scenari climatici e socio-economici. “La dimensione dell’habitat di quasi tutti gli uccelli, mammiferi e anfibi conosciuti si sta restringendo, principalmente per la conversione del territorio per espandere le aree agricole e urbane”, sottolinea Robert Beyer, primo autore dello studio.

Alcune specie animali sono più colpite di altre: il 16% ha già perso oltre la metà della propria estensione naturale storica, e si potrebbe arrivare al 26% entro la fine del secolo. A rischio sono soprattutto le aree tropicali, dove l’estensione geografica delle specie si è ristretta recentemente in modo molto significativo. Se fino a 50 anni fa gran parte dello sviluppo agricolo era concentrato in Europa e Nord America, negli ultimi anni vaste aree tropicali sono state destinate all’agricoltura, spazzando via foreste pluviali per fare posto a piantagioni di olio di palma nel Sud-est asiatico e pascoli in Sud America. “I tropici sono ‘zone calde’ della biodiversità, con moltissime specie che hanno una piccola estensione. Se un ettaro di foresta tropicale viene convertito ad uso agricolo, molte specie perderanno maggiori porzioni di habitat rispetto a quanto avviene in Europa”, continua Beyer. “Se questo andamento continuerà, accelererà o sarà fermato – aggiunge Manica – dipenderà dalle emissioni globali di carbonio e dalle scelte future che verranno fatte dalle nostre società”.

Fonte ANSA